Vediamo se indovino. La strada statale non è lontana. Continuando lungo i pendii dei campi, e lievemente declinando, dovremmo incrociare il nastro d’asfalto della Casilina, che segue il tracciato della antica via Latina e attraversa, pochi chilometri più a sud, quelli che erano un tempo, buoni per gli appostamenti dei briganti, i confini tra lo Stato Pontificio e il Regno borbonico delle due Sicilie.
Città, storia, memoria dell’uomo, civiltà, pensiero, cultura materiale sono a strati : questo attrae e coinvolge, concordo con te. Tutti noi, allora, dovremmo renderci buoni lettori di stratigrafie. E non dovremmo trattenerci fissando un limite al nostro domandare, al nostro conoscere per interrelazioni, per trascorrenze: di preesistenza in preesistenza, infatti, si perviene fino ad un paesaggio remotissimo, non abitato dall’uomo: ed è un pozzo senza fondo. E’ il regno pre-paleontologico della geologia pura. Un regno che ha collaborato a formare gli strati più remoti della nostra storia e che talvolta si riaffaccia sullo schermo del pensiero immaginoso, come nei sogni che De Chirico trascriveva per i fogli-pilota del surrealismo: o che, alla lettera, trasuda in superficie e irrompe nel presente, e col presente interagisce, e che magari diventa occasione di un sogno ad occhi aperti. Noi ci siamo giusto in mezzo, camminando per questi campi.
(da “Ciociaria quella terra di viaggi che non dico” di Marcello Carlino, A. Guida editore, Napoli 2007, pagg. 5-9)
(*) L’autore fa riferimento alla datazione indicata nelle prime fasi degli studi. Ora il reperto umano di Ceprano, noto anche con il nome affettivo Argil, suggerito da Italo Biddittu autore della scoperta, è datato a circa 450 mila anni.