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Ecomuseo Argil

Tra Ripi, Arnara, Pofi, Castro dei Volsci, Falvaterra e Ceprano un territorio conserva ancora un cuore verde, testimonianze di eventi geologici, pozzi di petrolio tra il profumo del fieno, colate e bombe di lava del vulcanismo Ernico, manufatti e resti fossili dei più antichi ominidi europei, memorie delle mandrie di elefanti che sostavano sulle rive di scomparsi bacini lacustri, tratti delle antiche vie consolari ed aree archeologiche da riportare alla luce, antichi centri urbani medievali, percorsi botanici e faunistici…

Il Museo preistorico di Pofi, il Museo archeologico di Ceprano, il Museo dell’Energia a Ripi, il Museo e area archeologica a Castro dei Volsci sono i fulcri di un progetto, nato prima del 2004 per la valorizzazione di un’area che si estende per circa 180 kmq e interessa una popolazione di 26.630 abitanti.

L’idea iniziale di realizzare un ecomuseo nel territorio che si estendeva in gran parte lungo il percorso del fosso Meringo, fino alla confluenza nel fiume Sacco, si è nel frattempo modificata. Già nelle fasi di partenza si era prospettata la possibilità di ampliare l’area originaria nella visione di un territorio più ampio che per le valenze naturalistiche e culturali rappresentasse un logico sviluppo del progetto. Uno dei compiti svolti è stato quello di avere contatti con le realtà politiche dei comuni di Falvaterra, Castro dei Volsci e Arnara, limitrofi a quelli che avevano già aderito al progetto e cioè Pofi, Ceprano e Ripi.
Ottenuta l’adesione, si rendeva necessario, tra le prime cose da fare, cambiare il nome dell’Ecomuseo che originariamente si era pensato di definire “del Meringo”. La scelta di chiamarlo “Ecomuseo Argil – Uomo e ambiente nella Valle Latina” è apparsa quasi obbligata: il nome affettivo Argil, attribuito ad uno dei più antichi fossili umani d’Europa, è diventato ormai noto e in gran parte usato anche dai media; l’area interessata dalla scoperta, anche se ricade in comune di Ceprano, ha una posizione centrale rispetto ai territori dei sei comuni aderenti. Questa scelta esprime l’idea di superamento dei confini intercomunali ma rappresenta anche un legame significativo con la lunga storia evolutiva sia biologica che culturale che si è manifestata nella Valle Latina a partire almeno da un milione di anni, illustrata tra l’altro nel Museo Preistorico di Pofi, nel Museo archeologico di Castro dei Volsci, nel Museo archeologico di Ceprano e nel Museo dell’Energia di Ripi.
Ma l’Ecomuseo vuole illustrare anche altre testimonianze ed ha valenze che si articolano fino alla storia attuale. Nel territorio c’è anche un altro Museo destinato a rappresentare una tappa nel percorso della fede: il Museo provinciale dei Passionisti aperto nel Ritiro di S. Sosio a Falvaterra, nel quale è esposta una collezione di oggetti sacri e quadri che illustrano la vita e la fede che si è manifestata in questo luogo dalla fondazione avvenuta per opera di S. Paolo della Croce nel 1751.
L’adesione dei Comuni rappresenta un ulteriore importante arricchimento delle valenze culturali e paesaggistiche dell’Ecomuseo. Per brevità ricordiamo solo alcune realtà. A Falvaterra, oltre la bellezza del borgo rinascimentale posto in posizione dominante la valle del Liri, si ricorda la Grotta dell’Obbuco, risorgenza delle acque dopo un percorso sotterraneo che inizia nelle grotte di Pastena. La grotta, divenuto un importante sito aperto al pubblico per visite guidate speleologiche anche per disabili, si apre nei calcari cretacei in un ambiente naturalistico ancora ben conservato caratterizzato da una flora di particolare interesse che sarà illustrata nel percorso sulle presenze botaniche dell’Ecomuseo, in cui avranno particolare valenza percorsi naturali che integrano la didattica illustrata all’interno dei Musei.
Ad Arnara è notevole una passeggiata al centro storico medievale sovrastato dal castello, uno dei più antichi della Ciociaria, ancora in parte ben conservato, sorto su depositi piroclastici del vulcanismo Ernico.
A Castro dei Volsci, oltre il centro storico medievale posto in posizione dominante e panoramica sulla sommità calcarea di una collina che controllava soprattutto uno dei passi verso il mare, si ricorda l’importanza della chiesa di S. Nicola, appartenente ad un monastero fondato dai Benedettini, con ciclo di affreschi del vecchio e nuovo testamento di primitiva bellezza, databile al XIII secolo. A Castro va ricordata anche la presenza dell’area archeologica, con strutture murarie e pavimenti a mosaico, adiacente al Museo archeologico nel quale sono conservati notevoli reperti che rappresentano un arco di tempo dalla preistoria all’alto medioevo.
Dopo il recente riconoscimento da parte della Regione Lazio, l’Ecomuseo dovrà regolarizzare il suo stato giuridico, rendere operativo il gruppo di esperti indicati nella domanda di riconoscimento, rappresentati da studiosi indipendenti o collegati ad Enti come l’Università di Roma La Sapienza, l’Università di Cassino, la Soprintendenza ai beni culturali e gestire i rapporti con i Comuni.
Le possibilità di interventi sono molteplici e saranno valutate per lo sviluppo di progetti condivisi.

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